Il nuovo report dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione del Politecnico di Milano – nato da un’analisi verticale sul proprio campione di tremila studi tra avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e studi multidisciplinari - rileva come il percorso di evoluzione e cambiamento in atto prenda le mosse da due leve determinanti: le mutate esigenze dei clienti da una parte e le novità legislative dall’altra.
A fare da guida agli studi professionali nell’adozione di strumenti tecnologici innovativi e nell’implementazione dei propri servizi, sembra essere sempre la seconda motivazione, ovvero le novità normative.
Così commenta il report Claudio Rorato, responsabile scientifico e direttore dell’Osservatorio: «La leva principale del cambiamento resta quella delle novità legislative; manca ancora un salto di qualità verso l’innovazione, anche per questo motivo tutti i professionisti finiscono per fare le stesse cose».
In che direzione si sta evolvendo lo Studio Professionale?
Prevalentemente le attività implementate dagli studi professionali sono legate alla consulenza in tema di finanza d’impresa e della compliance alle normative più recenti, a partire dalla consulenza sulla Privacy e sul GDPR. Oltre che l’assistenza alle start up.
L’indagine dell’Osservatorio del Politecnico di Milano prende spunto da un’analisi dei servizi già presenti nel 2020, implementati negli ultimi mesi o programmati per il 2021.
I commercialisti
Nel caso dei commercialisti, in particolare, emerge che la consulenza sul tema della crisi d'impresa rappresenta un servizio a valore che il 44% dei commercialisti sta già offrendo ai propri clienti, percentuale destinata a crescere di un ulteriore 14% nel corso dell’anno. Numeri simili emergono anche relativamente all’ambito privacy e GDPR, dove il 51% degli studi ha già adottato servizi relativi alla consulenza su questi temi, mentre il 15% ha in programma di farlo nei prossimi mesi o comunque entro il 2021.
Tra le realtà analizzate nel report dell’Osservatorio, i commercialisti si distinguono come la categoria che negli ultimi due anni ha investito di più in tecnologie (probabilmente ancora nella scia della fatturazione elettronica) e la fotografia che se ne ricava è quella di una categoria tra le più aperte alla condivisione: per il 43% il gestionale di studio è già accessibile ai clienti, mentre solo un terzo dichiara di voler riservare il sistema per sé.
«Ora però i commercialisti devono evolvere, ad esempio verso il controllo di gestione - commenta Rorato -. Non c’è bisogno di attendere il codice della crisi di impresa, ad esempio, per analizzare il rischio default delle aziende».
In conclusione, tra i fattori di competitività degli studi professionali, spiccano i nuovi servizi legati alla Privacy compliance e al GDPR, oltre alla consulenza in tema di finanza d'impresa, per la quale il nuovo Codice della Crisi d'Impresa e dell’Insolvenza rappresenta evidentemente un acceleratore.
Fonte: Il Sole 24 Ore